sábado, 29 de diciembre de 2018

Incontro con la voce

Incontro 1: Salutarci /sapere il nome di ogni partecipante lavorare sulla respirazione Come si fa...per il naso ,per la bocca.... l'apertura delle costole. -respirazione costodiaframmática -trattenere l'aria -dosaggio . poi una piccola intervista ad ognuno sulla relazione con la propria voce. Incontro 2 revisione della respirazione Vocalizzo individuale e di gruppo incominciare con il lavoro sul materiale scelto da ognuno finire con l'obiettivo della terza e ultima riunione Incontro 3 revisione della respirazione. Vocalizzo individuale e di gruppo. Approfondire sul materiale scelto per ognuno cercando di arrivare a un nuovo punto di partenza. Concluzione e devoluzione per ognuno dei partecipanti A chi è diretto: Il seminario è consigliato alle persone che vogliono scoprire e riscoprire le potenzialità generative della propria voce e a tutti/e coloro che la usano come strumento di lavoro (terapeuti,coach, formatori, speakers, attori,ecc). Abitare la propria vocepermette di trasmettere emozioni in modo autentico eintenso: permette con semplicità di essere Presenti. Perchè la voce? La voce ci rivela, ci fa comunicare,trasmette il sentirci amati o non amati. È una comunicazione diretta da un corpo all'altro, da emozione a emozione. Scoprire la mia voce fluire da me senza sforzo potente e chiara, permette un riposo interno che rende possibile la scelta del movimento corporeo di fronte all’altro. Quando lavoro con la voce lavoro con dinamiche interiori della persona. Cantare dimostra la possibilità di una voce “fuori”, una voce che tocca con le parole, un corpo che dice: presente! ISCRIZIONE: marcomatera@me.com, maria.chemes@gmail.com

El canto es de todos

No conozco a nadie que no desee cantar.Sí que no se animan, por miedo a desafinar o "tener mala voz"... pero seguramente está el deseo como parte de una pertenencia.El canto ,para mi, es inherente al ser humano.Cuando alguien viene y pregunta: ¿podré cantar? la respuesta es siempre sí.Eso no quiere decir que todos puedan ser cantantes...pero si encontrarse con el instrumento y desarrollar una melodía con un texto permitiendo habitar emocionalmente la acción.Esto es cantar...y cada uno podrá desarrollarlo según su naturaleza...y sus posibilidades. la voz puede ser además un catalizador físico y anímico...ya que pone en movimiento la buena respiración y la compañía. Nadie debiera privarse de encontrar su voz y cantar..como parte de algo que le pertenece.

sábado, 22 de diciembre de 2018

Cantar y vencer la soledad

Cuando cantamos abrimos,quebramos la soledad...y el que nos escucha ya no está solo... Es entre los cuerpos,el desprendimiento de la voz,el llegar a otros ,el escuchar sosiega y despierta. El cuerpo se oxigena cuando emite y ese oxígeno se comparte,se funde en los otros.

miércoles, 5 de diciembre de 2018

Una lezione /questo anno

Una allieva scrive del materiale registrato durante la lezione ...Prendendo le parole per capire con gli immaggini create per lei il percorso per lo sviluppo della sua voce. "Si può cantare senza fare sforzo, si può salire con la voce senza fare sforzo, si può toccare gli altri con la propria voce, senza fare sforzo. La mandibola deve essere sempre disponibile a scendere, ad abbassarsi, ad essere morbida per dare la disponibilità, la possibilità alla lingua di mettersi piatta, di appoggiarsi sui denti inferiori. Questo rende il palato morbido e dà la possibilitù al suono di accedere direttamente alla maschera, dando spazio al suono. Sbadigliare è un buon esercizio, è il segnale che la gola è aperta e il suono può passare facilmente verso l’alto, attraverso il palato morbido. Questo è lo spazio per far riposare la voce. Così la maschera vibra e questo è il principio della libertà di cantare con facilità, senza sforzo. L’inizio di ogni nota va pensato nella maschera, cioè nella fronte, il suono non lo si emette verso l’esterno, perché il suono è già all’esterno, lo si va a prendere e lo si canta. Il petto deve essere aperto e rilassato per permettere al suono di andare verso l’alto. Se il petto si chiude il suono non sale. La paura di affrontare una nota più alta può chiudere il petto e imprimere sforzo nel canto. La nota non deve esplodere, ma deve essere accolta con tenerezza e dolcezza. Per cantare le note alte basta un filo di aria verso l’alto. Il canto può mostrare la bellezza dell’anima. Nelle note gravi il respiro va appoggiato nella parte posteriore del costato e va emesso con leggerezza, senza sforzo, per permettere alla voce di brillare. Le note alte si possono fare con facilità se il suono viene prodotto nello spazio fuori di sé e non prodotto dentro di sé. Un trucco consiste nel fare un suono “finto”, come la vocina di una bambina, come un gioco, in modo che non c’è sforzo, non c’è gravità. La vocina “finta” da bambina – un po’ come quella dei cantanti castrati del 1700 come Farinelli – serve come esercizio per imparare ad accedere senza sforzo, con leggerezza, alle note alte, agli acuti."

viernes, 26 de octubre de 2018

Sobre el gesto interno

La voz pronuncia el gesto interno...Aquello que se alberga en la emoción...y por lo tanto en el cuerpo. La comunicación sucede en la necesidad de los cuerpos de encontrarse y vencer la soledad. La nana abriga al pequeño y lo acompaña al sueño...El artista vence en el canto o en la palabra teatral la frontera de su cuerpo para asociarse a los otros y también salvarlos creando compañía.

sábado, 20 de octubre de 2018

Sobre la obra y su intérprete

La obra, en nuestro caso la canción,necesita al interprete para cobrar vida y el intérprete necesita la obra para decir a través de ella lo que necesita decir. Luego de haber descubierto el registro y y el timbre que identifica cada voz dejar que ésta atraviese la obra es el primer paso interpretativo que propongo.Cómo resolver desde la necesidad vocal para luego llegar a cómo quiero decir lo que digo. Primero me entrego al autor y sus ideas y luego le doy forma desde mi materia vocal, anímica y expresiva. Así se mantienen vivas las canciones que trascienden su época y se convierten en materia para ser recreada en las distintas voces y puestas en juego en el gran juego de la perdurabilidad de su vida

viernes, 5 de octubre de 2018

Laboratorios

Estoy pensando en crear laboratorios de conductas vocales que reflejan conductas internas para compartir entre los que se pueden brindar como espejos...Abro la propuesta

jueves, 13 de septiembre de 2018

El yo expuesto

La voz es una manifestación expuesta del yo...por eso, tan interesante a descubrir. Si nuestra voz no nos representa deja entrever todo aquello que nos "afecta" o disimula frente a los otros. En el camino que propongo el encuentro con la voz es el encuentro con el yo íntimo, muchas veces no manifestado. Algo relacionado a un espíritu, muchas veces acallado socialmente que puede encontrar su libertad en el canto,como manifestación de la belleza. Esto requiere la entrega de algo genuino,a veces olvidado que intento rescatar en las clases, pues no hay posibilidad de manifestación de la belleza cuando "el ser genuino" está disimulado por temor.¿Temor a qué? A lo que más tememos :no ser queridos por no manifestar lo que se espera de nosotros. En la voz puede aparecer el yo olvidado que se domestica y se somete para ser aceptado que a veces pierde la posibilidad de brillar en sus diferencias.

lunes, 20 de agosto de 2018

L'immagine sonora

Esiste l'immagine sonora...la voce la rappresenta... la voce stampa il sentimento parla oltre le parole l'attore,li comunicatori hanno bisogno della sua voce per permettere alle immagini di risuonare nel pubblico come nesso tra i corpi la comunione dell' emozione

martes, 7 de agosto de 2018

Thoughts related to the method (2004)

Thoughts related to the teaching method To sing, it is necessary to find the voice through an emission that shows the plenitude of its characteristics. This behaviour is related to where they were educated and where they learnt to communicate. There are people who “naturally” speak loudly, or quietly, or fast, or slowly and most probably, this may be based on a model or a “reaction” to a model (the mother, the father or some teacher). In any case, this must be “discovered” to find the source: that voice that we have and that we do not know and, given the physical and personal circumstances, a voice that is unique and incomparable. The voice is a part of the body and as such, it needs a body free to express. All the exercise will be based on discovering a part of the body that is organically hidden. This is related to feelings and memories of great intimacy that can take us back to breastfeeding and our first feelings of swallowing. This is our link to the first resonance which is located in our neck over the vocal folds. This area is often closed and, therefore, the voice lacks harmonics and remains hidden. The task begins by creating a bond between the speaker and the instrument. It is about learning how to give the correct order and wait for the voice to respond. The first concept to be corrected is that the voice does not have to be “pulled out” but it has to be guided and waited for. What this opportunity generates occurs at the moment prior to the emission. The mastering of the voice stems from the right order and from the waiting until the thought is implied in the action. The first changes are found three months later. The voice starts having an identity of its own. Quite often, this is when the speaker does not recognise it as his/her own because it is not what they imagined or expected. It is just like taking a look at a mirror: we do not find the image that we see in pictures.

jueves, 19 de julio de 2018

No saber

No saber...nos da permiso de aprender.Dejarse en el no saber para ser guiado como en los primeros pasos que dimos en la vida. En algún momento el ejercicio se aprende y entonces se inicia la senda...Sólo se llega a caminar cayendo y levantándose con ayuda. Dejarse guiar hacia lo desconocido y cobrar forma en el aprendizaje...Así propongo la tarea.

sábado, 7 de julio de 2018

Dejarla ir

A la voz hay que dejarla ir...Armamos el instrumento para dejarla existir afuera nuestro.Pertenece al espacio...y el trabajo es lograr el desprendimiento completo de la sonoridad para que cobre belleza hacia los otros... Se parece al amor... No se puede apresar a quien se ama,para poder amarlo necesitamos verlo fuera de nosotros y en su libertad de movimiento.El trabajo es hacer lo mínimo para lograr lo máximo.El mínimo impulso,el punto de emisión,lograr la imagen mínima en el cuerpo para que inunde el espacio y toque.

jueves, 31 de mayo de 2018

A través de la palabra

Creo que la tarea fundamental de la voz es ser vehículo de la palabra y dotarla de presencia emocional

martes, 22 de mayo de 2018

La imagen acústica

Si bien el arrojo es fundamental para que el sonido se proyecte,es muy importante la claridad de la imagen acústica a proyectar. En el momento de la respiración se debería poder evocar la frase antes de emitirla...esto es lo que da seguridad y entonces afinación...Es parte de la calibración del instrumento...y es un acto de absoluta presencia que permite transmitir la emoción vigente en el acto de cantar.

viernes, 18 de mayo de 2018

lunes, 14 de mayo de 2018

Un instrumento que puede ser interpretado

La voz es vehículo de la palabra.Es la primera posibilidad de tocar a quien escucha...puede ser un instrumento según como la utilicemos. Instrumento de transmisión, irradiación y contacto. En el canto,ademas del valor de la palabra,la liberación del sonido delata una presencia que se funde y significa en quien la escucha. Es una tarea que continúa siempre,un ejercicio de vida. En el nivel que cada uno pueda entregarle, trabajar sobre este instrumento ayuda a transformar conductas que muchas veces impiden la comunicación. Seguir investigando y desarrollando en cada persona sus posibilidades sigue siendo revelador y mágico.

martes, 8 de mayo de 2018

Primera clase

Y llega después de meses o años de pensarlo,llega cuando lo siente,un alumno nuevo.Viene por que alguna vez le dije que había una voz a descubrir...Para mi se abre un camino y para él se abre una puerta sensible...Después de trabajar con vocalizaciones voy sintiendo y escuchando por qué lo invité a trabajar,entonces le pido una canción de la que me hablaba...Era una nana en alemán... que escuchaba cantar a su mamá...Algunas palabras faltaban y se convertían en nanana...la emoción invadía el cuarto mientras la voz iniciaba su desprendimiento... De ésto se trata...la voz propia habita y trasmite emoción...sentido y presencia.

sábado, 28 de abril de 2018

Docencia / Teaching

Teaching Maria’s career as a teacher began when she was a teenager, as the assistant of Alicia Lurá, who gave classes of Introduction to Music for children. Her purpose was to help those who had difficulties to learn or to keep up with the rest of the group. Two years later, she started having her own students, who were boys and girls aged 5 to 12. She carried out this activity from 1980 until 1985. In 1983, she became the coordinator of a Workshop of introduction to aesthetics in the Museum of telecommunications in Buenos Aires for kids, where they worked with singing, art and speaking. From 1986 to late 1987, she created a workshop in her studio for children aged 10 to 12, where they could work with writing and illustration with language as a matrix to generate images, the introduction to poetry and introduction to music. She was also the coordinator of adult groups for Introduction to Singing and Singing for those who are out of tune. Between 1987 and 1988, she coordinated music groups for children in “La escuelita” Jorge Newbery 2909. In 1988 and 1989, she trained actors on vocal skills for the play “La mujer del abanico” (in English, “The woman with the fan”) by Yukio Mishima, directed by Mónica Viñao. From 1994 and until 1998, she gave seminars on vocals for actors, acting students, announcers and singers. In 1994 and 1998, she also gave seminars on vocal technique for actors in Calibán, the studio Norman Briski had at Mexico 1428, Buenos Aires. She has been giving singing and vocal technique classes since 1990 in her studio. Thanks to all these classes, she has put up shows with her students in different rooms and theatres, for example, Foro Gandhi, Centro Cultural Las Cañitas, Teatro Santa Maria and Colegio Nacional Buenos Aires. Since 2013, she has been organising and giving seminars of meeting with the voice in Italy, once a year, called “Incontro con la voce.”

sábado, 21 de abril de 2018

Vocal Technique Intensive Seminar

The voice is a part of the body that needs an available body to express itself and the vocal technique helps us find our voice, which is generally hidden within the behaviour we socially acquire. The voice is a channel of claim and expression at the same time through which we can recognise the mood of our loved ones: their anger, their love, their joy or their sadness. It is a direct channel of emotion. Working on this channel is vital for communicators, for example, teachers, actors, therapists. This is a space of self-discovery for those who are interested. The purpose of the seminar is to discover the possibilities and difficulties presented and to assess what is necessary for its development and healing. The task is carried out through vocalisations and exercises related to breathing, projection and diction. It is not necessary to be in tune nor to have “a good voice.” We work on texts and songs. The objective is to create a path towards a voice that could represent us. Such voice if often unknown to us. The minimum number of people is 6, and the maximum is 20. The duration shall depend on the number of people, between 2 and 4 hours per session. An intensive seminar may consist of 2, 3 or 4 sessions, according to the possibilities of the institution or the group’s needs.

domingo, 18 de marzo de 2018

La voz del terapeuta

De regreso de mis seminarios en Italia y dado que uno de los grupos estaba integrado por terapeutas vuelvo a reflexionar sobre esta instancia. La voz del terapeuta habla mas allá de las palabras y para no impregnarlas fuera del contexto terapéutico es bueno que la conozca y reconozca y así emitir desde la necesidad del paciente. Mas de una persona me decía...que estaban viviendo lo que ellos proponen muchas veces en las sesiones. En el grupo había psicoanalistas,coachings,quienes trabajaban con constelaciones familiares,etc. Es cierto que vincularse con la propia voz abre un campo de acción en la expresión. Propongo cantar como parte de algo que nos pertenece y que muchas veces me toca devolver a las personas... La "voz fuera",la que llega al otro,imprime significado. Por eso creo que es necesario o al menos enriquecedor para los terapeutas trabajar sobre su voz,sobre el cuerpo que estará en juego en las sesiones de trabajo.

jueves, 15 de marzo de 2018

sábado, 20 de enero de 2018

Hacia el momento revolucionario de la belleza

El voto,el trabajo es hacia la belleza...rendirse a ella y darle espacio.En la tarea una vez adquiridos los medios se trata de darle lugar para que se pronuncie en la medida de cada uno.Esto como la capacidad de ternura es revolucionario.El paso a la belleza posible o el sentido de la tarea.Vinimos a darnos vida y a participar.Ese e el fin mayor en su medida mas pequeña.

viernes, 19 de enero de 2018

El espacio donde la voz habita

A menudo en clase hablo del espacio "entre" ahí donde la voz habita. Entre el que emite y los otros o el otro o la referencia sonora que vuelve entre las paredes que nos contienen. Si la voz llega a este espacio como resultado de un desprendimiento sonoro encuentra su belleza y provoca una sensación placentera de presencia y generación de discurso ya sea hablado o cantado. Facilitar a través del trabajo técnico ayuda a cobrar identidad en la acción. Los seres educados en medios intelectuales o competitivos llevan la voz muchas veces como una carga...y no como un espacio de solución en el espacio de los otros.Por eso se padece el discurso y muchas veces se debilita el sentido. La impronta vital presente pone un cuerpo en juego donde la palabra hace sustancia y comunica tanto a nivel sensible corporal como intelectual y propio

martes, 9 de enero de 2018

Presenza / Intervista de Silvia Scorza

Fondamentale è il tuo lavoro sulla presenza. Etimologicamente, presenza deriva dal latino ed è il composto di PRAE – avverbio che significa INNANZI – e SUM, il verbo essere, dunque ESSERE INNANZI. Questo concetto implica la relazione tra due entità distinte che si trovano l’una di fronte all’altra quindi una dimensione spaziale (Io posso anche essere presente a me stesso nel senso della consapevolezza ma in questo caso è più propria la definizione di Autocoscienza). Ricorro nuovamente ad Heidegger e alla sua distinzione tra l’ essere presente della cosa e la presenza dell’ esser-ci (che si può intendere come “uomo” anche se più precisamente è una pura espressione d’essere ). L’esser-ci non è al mondo allo stesso modo in cui ci sono le cose ma apre un mondo, è il luogo in cui si da’ la manifestazione dell’essere, ossia il luogo della relazione tra l’essere, che si fa presente e l’uomo. Oltre alla relazione e alla dimensione spaziale, la presenza rimanda anche ad una dimensione temporale che è quella del qui e ora (l’ istante, il momento presente). Inoltre il concetto di presenza è strettamente connesso al corpo, in quanto, è attraverso il corpo che la nostra esistenza si manifesta al mondo così come a noi stessi. Il percorso dell’autocoscienza, dell’essere presenti a noi stessi, in più, prevede di volta in volta un distacco da sé, cioè da ciò che si ritiene di conoscere di noi stessi, attraverso il quale arrivare a ciò verso cui tendiamo. Presenza e distacco sono due concetti che tu lavori quotidianamente. A che punto è arrivata la tua riflessione? La mia riflessione ha un rapporto con il momento presente, con il qui e ora. Questo momento ti porta alla possibilità di essere presente perché quando sei proiettato in ciò che dovresti o che dovrai fare non vivi il momento presente. La voce, per esprimersi, ha bisogno di questo momento presente del qui e ora. Essere presente è portare presenza. La presenza si manifesta anche attraverso il suono che emetti dunque attraverso la voce. Io posso sapere che tu sei qui perché ti ascolto e questo ti da’ presenza. La presenza viene dalla necessità. Se tu non sei presente quello che dici non arriva e quello che canti non si ascolta, appartiene al nulla. Mi ha sorpreso sapere che ciò che ho sviluppato nel mio lavoro è contenuto nel significato della parola stessa! Per esempio, una volta arriva da me una signora a lavorare la sua voce e mi dice, molto arrabbiata, con una voce piccola ma arrabbiata, che quando parla nessuno la ascolta e che quando saluta nessuno ricambia il suo saluto. Era una signora con una presenza fisica imponente, molto più alta di me ma non ti guardava quando parlava, ti parlava ma guardando da un’altra parte. Allora gli ho chiesto se nel momento in cui salutava guardasse negli occhi la persona che stava salutando. Era distratta, non presente nella sua azione, l’altro così non la vede, non l’ascoltae non risponde. Se io sono presente il corpo inizia un’azione di comunicazione previa al suono e alla parola. Il corpo diventa comunicante di quella emozione che è l’emozione vitale del qui e ora. È quando ti senti nel momento presente che diventi presente per gli altri. La presenza della voce ha bisogno di un corpo presente e quando c’è l’altro ti ascolta. Ed è così che il discorso diviene un’azione vitale e non semplicemente dire parole. Questo si unisce con l’idea di abitare il discorso è tutto parte della stessa cosa. Ma, ritornando all’idea dell’emozione, spesso avviene che le persone, per timidezza o inibizione, non abbiano questa volontà presente nel corpo. Vogliono essere presenti ma il corpo non c’è. Se il corpo non c’è quello che dicono non arriva ( dico lo stesso con un’ altra forma). Io lavoro la situazione presente e faccio un invito al corpo che mi trovo davanti ad essere con me e con gli altri. Sebbene sia certo che la postura abbia una relazione con tutto questo, la sola postura in sé non fa nulla. È la postura come azione abilitante. Ad esempio: aprire il petto, dove c’è il centro più importante dell’emozione e della connessione con gli altri, ti da’ la possibilità di proiettare il suono in un’altra maniera più facilmente. Allora come il corpo, nella sua situazione, già diventa un’azione comunicativa e pertanto presente. Ma tutto quello che mi hai detto sulla parola, sembra che ciò che sto dicendo già lo dica la parola stessa. È importante anche vivere il senso delle parole. Noi diciamo così tante parole senza sapere esattamente da dove vengano e che cosa esattamente vogliano dire no? Si, questo mi piace, mi sono sorpresa. La presenza è il distacco di un corpo e la voce corpo in distacco. La presenza e un distacco del corpo che si può apprezzare attraverso la voce… Parola abitata… Ti ho risposto?

sábado, 6 de enero de 2018

La voz toca en el espacio

La voz se desprende y toca.Es cuerpo que se desplaza impreso de emoción en un acto exactamente presente. Aquí y ahora digo,aquí y ahora canto ... Siempre hay un público hacia el cual dirigirnos...al menos a quien escucha de nosotros.Esto sucede en el espacio "hacia" el otro.Por eso la emisión que logra liberarse cobra identidad hacia un otro que la recibe.Es parte de un acto amoroso,necesario.