martes, 9 de enero de 2018

Presenza / Intervista de Silvia Scorza

Fondamentale è il tuo lavoro sulla presenza. Etimologicamente, presenza deriva dal latino ed è il composto di PRAE – avverbio che significa INNANZI – e SUM, il verbo essere, dunque ESSERE INNANZI. Questo concetto implica la relazione tra due entità distinte che si trovano l’una di fronte all’altra quindi una dimensione spaziale (Io posso anche essere presente a me stesso nel senso della consapevolezza ma in questo caso è più propria la definizione di Autocoscienza). Ricorro nuovamente ad Heidegger e alla sua distinzione tra l’ essere presente della cosa e la presenza dell’ esser-ci (che si può intendere come “uomo” anche se più precisamente è una pura espressione d’essere ). L’esser-ci non è al mondo allo stesso modo in cui ci sono le cose ma apre un mondo, è il luogo in cui si da’ la manifestazione dell’essere, ossia il luogo della relazione tra l’essere, che si fa presente e l’uomo. Oltre alla relazione e alla dimensione spaziale, la presenza rimanda anche ad una dimensione temporale che è quella del qui e ora (l’ istante, il momento presente). Inoltre il concetto di presenza è strettamente connesso al corpo, in quanto, è attraverso il corpo che la nostra esistenza si manifesta al mondo così come a noi stessi. Il percorso dell’autocoscienza, dell’essere presenti a noi stessi, in più, prevede di volta in volta un distacco da sé, cioè da ciò che si ritiene di conoscere di noi stessi, attraverso il quale arrivare a ciò verso cui tendiamo. Presenza e distacco sono due concetti che tu lavori quotidianamente. A che punto è arrivata la tua riflessione? La mia riflessione ha un rapporto con il momento presente, con il qui e ora. Questo momento ti porta alla possibilità di essere presente perché quando sei proiettato in ciò che dovresti o che dovrai fare non vivi il momento presente. La voce, per esprimersi, ha bisogno di questo momento presente del qui e ora. Essere presente è portare presenza. La presenza si manifesta anche attraverso il suono che emetti dunque attraverso la voce. Io posso sapere che tu sei qui perché ti ascolto e questo ti da’ presenza. La presenza viene dalla necessità. Se tu non sei presente quello che dici non arriva e quello che canti non si ascolta, appartiene al nulla. Mi ha sorpreso sapere che ciò che ho sviluppato nel mio lavoro è contenuto nel significato della parola stessa! Per esempio, una volta arriva da me una signora a lavorare la sua voce e mi dice, molto arrabbiata, con una voce piccola ma arrabbiata, che quando parla nessuno la ascolta e che quando saluta nessuno ricambia il suo saluto. Era una signora con una presenza fisica imponente, molto più alta di me ma non ti guardava quando parlava, ti parlava ma guardando da un’altra parte. Allora gli ho chiesto se nel momento in cui salutava guardasse negli occhi la persona che stava salutando. Era distratta, non presente nella sua azione, l’altro così non la vede, non l’ascoltae non risponde. Se io sono presente il corpo inizia un’azione di comunicazione previa al suono e alla parola. Il corpo diventa comunicante di quella emozione che è l’emozione vitale del qui e ora. È quando ti senti nel momento presente che diventi presente per gli altri. La presenza della voce ha bisogno di un corpo presente e quando c’è l’altro ti ascolta. Ed è così che il discorso diviene un’azione vitale e non semplicemente dire parole. Questo si unisce con l’idea di abitare il discorso è tutto parte della stessa cosa. Ma, ritornando all’idea dell’emozione, spesso avviene che le persone, per timidezza o inibizione, non abbiano questa volontà presente nel corpo. Vogliono essere presenti ma il corpo non c’è. Se il corpo non c’è quello che dicono non arriva ( dico lo stesso con un’ altra forma). Io lavoro la situazione presente e faccio un invito al corpo che mi trovo davanti ad essere con me e con gli altri. Sebbene sia certo che la postura abbia una relazione con tutto questo, la sola postura in sé non fa nulla. È la postura come azione abilitante. Ad esempio: aprire il petto, dove c’è il centro più importante dell’emozione e della connessione con gli altri, ti da’ la possibilità di proiettare il suono in un’altra maniera più facilmente. Allora come il corpo, nella sua situazione, già diventa un’azione comunicativa e pertanto presente. Ma tutto quello che mi hai detto sulla parola, sembra che ciò che sto dicendo già lo dica la parola stessa. È importante anche vivere il senso delle parole. Noi diciamo così tante parole senza sapere esattamente da dove vengano e che cosa esattamente vogliano dire no? Si, questo mi piace, mi sono sorpresa. La presenza è il distacco di un corpo e la voce corpo in distacco. La presenza e un distacco del corpo che si può apprezzare attraverso la voce… Parola abitata… Ti ho risposto?

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