miércoles, 23 de noviembre de 2016

Intervista de Silvia Scorza a María Chemes

• Nel corso di una delle nostre lezioni, mi hai detto che il primo passo, l’ inizio del lavoro è il respiro. Respiro come apertura del corpo alla possibilità del suono. Il corpo deve essere disponibile, affinché possa accadere qualcosa che non si pensava potesse accadere e che ci sorprende. Senza paura, confidando e lasciandosi guidare dall’esperienza del maestro. Un salto verso l’ignoto ma tenuto per mano. Il tuo ruolo, in quanto maestra, sembra eccedere, va al di là dell’insegnamento di una mera tecnica. Come interpreti il tuo ruolo di insegnante? • Io insegno da quando avevo diciotto anni perché ero assistente di una professoressa di música per bambini. Si può dire che il ruolo del maestro è quello di rendere possibile l’azione dell’allievo, fornire gli strumenti per renderla possibile. Il maestro deve avere un cilindro come quello di un mago ma pieno di risorse e saper trovare, di volta in volta, quella che funziona. Il cammino però è sempre dell’altro. • Ma sotto la tua guida • Si ma non sotto, con. Perché una delle cose più belle è lasciare l’altro libero di iniziare l’azione e semplicemente leggere nella sua azione ciò di cui ha bisogno. Si forniscono gli elementi necessari per compierla ma il vero lavoro è leggere cosa manca, cosa sarebbe meglio fare in un’altra maniera per giungere all’azione corretta. Ma si legge l’altro. Il concetto è lo stesso però la maniera di arrivare è sempre secondo le possibilità e dell’allievo. È come aspettare e allo stesso tempo guidare. Ma non si guida se non c’è la partecipazione dell’altro, si ha bisogno dell’ altro.

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