miércoles, 29 de enero de 2020

Il registro di una lezione

MARIA CHEMES LEZIONE 23 NOVEMBRE 2018 L’aria la si immette dalla bocca, così facendo si fa automaticamente spazio per il suono, in una sola azione. Se si prende aria dal naso le azioni sono due, perché l’aria va portata nella bocca. E’ una respirazione volontaria che ha un obiettivo preciso: mettere a posto lo strumento voce. Se la respirazione viene fatta bene, lo strumento è a posto per cantare. Un breve respiro per bocca, fatto consapevolmente, basta per cantare una intera frase musicale. Il respiro va appoggiato sulle costole libere. Appena si finisce una frase bisogna prendere il respiro con la bocca, così da essere pronti per emettere le note successive. Respirare nel modo giusto dà lo spazio allo strumento dentro di sé per emettere le note. La PRESENZA è il nocciolo, l’unica cosa importante è ESSERE NEL MOMENTO, questo permette allo strumento voce di emettere le note giuste, anche alte, e permette di non essere preda delle emozioni, ma di entrare e uscire consapevolmente dalle proprie emozioni. E’ come una recita. Tutto sta nel mettere l’attenzione al momento, respirare dalla bocca aprendo lo spazio dietro la nuca e poi emettere la nota usando un filo di fiato. Per riuscirci è necessario LASCIARE ANDARE, non sforzarsi di mettere la nota in alto. Emettere una nota alta è come un sottile filo di fumo leggero che parte dallo spazio che si crea nella parte posteriore della bocca. Se non si fa spazio, se si fa sforzo, non si riesce ad emettere le note acute. Un trucco è mostrare i denti e cantare con l’idea di andare avanti e non di andare in alto. Il pensiero non va messo nella nota, ma nella azione, senza sforzo, con un filo di fiato. Un esercizio è cantare mettendosi in un angolo della stanza, in modo di poter sentire il suono che si emette, ricordandosi di fare il meno possibile, ricordandosi di emettere un filo di fiato, con la gola aperta, il petto morbido e il suono in fronte, nella maschera, prendendolo da fuori, NON mettendolo fuori. Cioè immaginare di prendere il suono da fuori, stando aperta. E’ la nota che va verso l’alto, non chi la emette con la relativa emozione. La nota sale verso l’alto, ma la persona resta dove è e dà spazio alla nota che va su attraverso di lei. Non bisogna arrivare alla nota alta, bisogna darlo lo spazio perché essa salga verso l’alto. Le note alte non le fa la persona, la persona le permette attraverso lo spazio che dona loro con il suo strumento. Non è ego, è un vincolo tra lo strumento e il suono, ed è un vincolo leggero, senza forzature-

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